La nostra Intervista su Novella Cucina – Dicembre 2023

Nel numero di dicembre 2023 di Novella Cucina, abbiamo l’onore di presentarvi un’intervista esclusiva con il nostro Andrea Caminiti, il mago dietro le delizie gastronomiche del Lou Tchappé. Scopriremo i segreti dietro il successo culinario del ristorante e la sua ispirazione dietro ogni piatto. Accendete i fornelli della curiosità, perché un viaggio attraverso i sapori straordinari del Lou Tchappé vi attende! 

“Montanaro con Stile”: la parola ad Andrea Caminiti 

Andrea Caminiti lavora in cucina da soli cinque anni. I fornelli del ristorante Lou Tchappè di Cogne sono il suo regno:  

«Qui, tra le montagne della Valle d’Aosta, ho trovato la mia dimensione. Prima di diventare chef ero un avvocato. Mi sono laureato in Giurisprudenza e, successivamente, ho fatto pratica, però mi sono reso conto in fretta che quella dell’avvocato era una vita che non faceva tanto per me. 

Quando ho conosciuto il proprietario del ristorante che mi ha invitato a fare pratica, ho accettato di corsa. lo sono di Torino e per lavoro mi sono trasferito a Cogne: la mia è stata una vera e propria scelta di vita della quale, andando avanti con gli anni, non mi pento affatto. Qui vivo in tranquillità e senza pressioni ».

Da Novella Cucina – Dicembre 2023

 

Dunque, il mestiere l’ha imparato facendolo? 

«Esatto. Ma ho seguito anche dei corsi di cucina. Però la pratica è stata fondamentale. La teoria delle basi della cucina, che di solito è l’aspetto più complicato, l’ho appresa in fretta. Avendo studiato all’università avevo un’impostazione mentale che mi ha permesso di avere metodo e imparare agevolmente. E ho scoperto un mondo che mi piace». 

La passione per la cucina come nasce? 

«L’ho sempre avuta e ricordo che cucinavo fin piccolo, insieme a mio papà che me l’ha trasmessa. Quando lui era ai fornelli io lo guardavo incuriosito, e spesso facevamo qualcosa insieme». 

Da Novella Cucina – Dicembre 2023

Suo padre è chef? 

«No, cucinava per passione, non per mestiere». 

Come hanno reagito i suoi quando ha abbandonato la toga per la cucina? 

«Mio papà, che adesso in pensione, faceva il muratore. Mia mamma lavorava alle Poste. Dopo avermi visto studiare a lungo, quando gli ho comunicato la mia scelta, all’inizio non l’hanno presa tanto bene. Poi però hanno accettato la decisione, quindi adesso sono contentissimi per me. Però all’inizio, come con tutte le decisioni drastiche, non l’hanno presa benissimo, lo ammetto». 

Se tornasse indietro alla luce della sua carriera, sceglierebbe un percorso di vita diverso? 

«Direi di no. Non rinnego gli anni passati a studiare Giurisprudenza ma forse, probabilmente, prenderci in considerazione anche un corso di studi più un po’ più orientato verso il cibo». 

Da Novella Cucina – Dicembre 2023

Cosa le piace di più cucinare? 

«Direi la carne. In linea di massima è anche quello che preferisco da mangiare.» 

Come trova l’idea di un piatto, per realizzare una singola ricetta?  

«Sicuramente online, perché ormai circola di tutto in Rete, quindi magari mi ritrovo a guardare qualche video e penso a come proporre quel piatto con la materia prima che ho a disposizione. Sono molto attento al territorio, quindi cerco sempre di lavorare con degli ingredienti locali. Mi capita spesso di fare mie delle ricette di altri, con una base a vero chilometro zero». 

Intervista da Novella Cucina, Anno VI, Dicembre 2023. pp- 29-32

Sciare a Cogne

Sciare a Cogne nel cuore del Gran Paradiso: un’esperienza unica

Cogne, incastonata nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, offre un’esperienza sciistica unica, dove la bellezza del paesaggio si fonde armoniosamente con l’adrenalina di scivolare sulle piste. 

Il piccolo e familiare comprensorio sciistico di Cogne, sviluppato sulle pendici boscose della testa di Montzeuc, è una gemma nascosta per gli amanti dello sci, offrendo un mix di tracciati ben curati, attività divertenti e paesaggi mozzafiato. 

Piste di Sci a Cogne: un paradiso per gli sciatori di tutti i livelli 

L’eccezionale comprensorio sciistico di Cogne si distingue per la sua offerta variegata di piste, tutte immerse nella suggestiva cornice del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Le 8 piste, distribuite su 9 km, presentano un equilibrio tra facilità e sfida, con 2 piste blu per i principianti, 5 piste rosse di media difficoltà e 1 pista nera per gli esperti. 

La posizione privilegiata delle piste, con esposizione a nord, garantisce condizioni ottimali della neve durante tutta la stagione sciistica. Il comprensorio è servito da 2 seggiovie e una telecabina, assicurando un accesso agevole a tutti i tracciati. Inoltre, per garantire la miglior esperienza possibile, il sistema di innevamento programmato copre praticamente tutte le piste, anche quando la natura non offre abbondante neve. 

Per coloro che si avvicinano per la prima volta agli sci, il moderno e divertente Snowpark è il luogo ideale. Un tapis roulant agevola la risalita del pendio, permettendo ai neofiti di imparare a sciare in un ambiente sicuro e rilassante. Per un divertimento ancora più spensierato, una pista dedicata ai gommoni offre discese emozionanti su colorate ciambelle, rendendo l’esperienza sulla neve indimenticabile per grandi e piccini. 

Periodo di Apertura Stagione 2023-24: un inizio anticipato e tante opportunità di sciare 

La stagione sciistica a Cogne si apre con un’offerta speciale dall’8 al 10 dicembre 2023, dove la telecabina Pulsé e la pista 1 insieme alla seggiovia Sylvenoire e la pista 5 saranno accessibili ad una tariffa promozionale per il skipass giornaliero di € 25,00.  

Il 16 e 17 dicembre 2023 segnano un secondo momento di apertura, preparando il terreno per una lunga stagione che si estenderà fino al 1° aprile 2024. Gli orari di apertura delle piste da sci, dalle 9.00 alle 16.30, offrono ampie opportunità di godere delle piste e delle attività anche dopo il tramonto. 

Non vuoi sciare? A Cogne puoi fare molte altre attività invernali

Sci di Fondo a Cogne: un’immersione nella natura innevata 

Per chi ama avventurarsi fuori dalle piste battute, Cogne offre un’esperienza unica di sci da fondo. Il Centro sci di fondo di Cogne, con i suoi 80 chilometri di piste e 12 anelli, è rinomato come la “regina dello sci nordico” in Italia. Attraverso paesaggi silenziosi avvolti dalla neve, boschi incantati, torrenti che scorrono dolcemente e ponticelli innevati, gli appassionati di sci da fondo possono godere di un’immersione totale nella natura. 

Oltre all’emozione dello sci, c’è la possibilità di avvistare la fauna locale, come stambecchi, camosci ed ermellini, rendendo ogni escursione un’avventura completa per il corpo e l’anima. Che tu sia un principiante o uno sciatore esperto, Cogne è la destinazione perfetta per abbracciare la magia dello sci da fondo. 

E dopo una giornata sugli sci, cosa c’è di meglio che gustarsi i piatti della tradizione Valdostana in uno dei migliori ristoranti di Cogne

Burro d'Alpeggio

Burro d’Alpeggio: cos’è e come si produce

Il burro, chiamato “bùr” con numerose varianti linguistiche ha una lunga storia nelle terre di montagna, e particolarmente in Valle d’Aosta. Ai tempi dei nonni, il miglior burro in vendita proveniva dagli alpeggi posti in quota, tra le vette della Valle di Susa e le vallate circostanti. 

La qualità del burro prodotto in alpeggio oggi è eccezionale, mantenendo la tradizione di un tempo. Ciò è dovuto alla ricchezza dei pascoli alpini, abbondanti d’acqua, erbe e fiori. La combinazione di questi fattori e un’accurata lavorazione consente di ottenere un prodotto unico nel suo genere. 

La storia del Burro d’Alpeggio 

In passato, gli alpeggi destinavano gran parte della panna alla produzione di burro, considerato un prodotto preziosissimo. Il latte residuo, più magro, veniva utilizzato per la produzione di formaggio, relegando le tome a un ruolo secondario. Solo una piccola parte della produzione di burro di malga era destinata alla popolazione locale, mentre la maggior parte veniva trasportata verso i centri urbani o i paesi del fondovalle, dove veniva conservato al fresco delle cantine. 

Con l’arrivo della stagione estiva le porte aperte degli alpeggi, i cani da pastore in guardia e il profumo di latte fresco ci segnalavano che il casaro era all’opera, seguendo i metodi tradizionali tramandati nel tempo. 

La produzione del Burro d’Alpeggio 

Il burro d’alpeggio, come anche il burro classico, deriva dalla lavorazione della panna. Nella tradizione dell’alpeggio, la panna si ottiene per affioramento naturale: il latte della sera riposa in ampie vasche nel fresco della cantina, e durante la notte, la frazione grassa emerge in superficie, formando uno spesso strato di panna che galleggia sopra al latte. 

La panna viene successivamente trasferita nella zangola, uno strumento che serve a sbattere la crema e favorire il processo di burrificazione, con la separazione dal liquido che lo contiene (il latticello). Dopo questo processo, il burro viene lavato ed impastato a mano, favorendo la fuoriuscita del latticello residuo. Infine, l’impasto viene posto negli appositi stampi di legno, con il classico intaglio a forma di stella alpina o di mucca, assumendo la forma di panetto che tutti conosciamo. 

Le tipologie di Burro della Valle d’Aosta 

Il Burro Centrifugato di Siero: un processo moderno 

Una delle varianti moderne del burro è il burro centrifugato di siero, prodotto sia nei grandi caseifici che negli alpeggi. In questo processo, il siero residuo viene posto in una centrifuga, separando il latticello che viene spinto verso l’esterno del recipiente, mentre la crema si ammassa al centro. La crema viene raccolta e successivamente sbattuta con poca acqua calda in una zangola, trasformandosi così in burro.  

Beuro de Crama (Burro di Affioramento): l’eccellenza estiva 

Il Beuro de Crama, o burro di affioramento, rappresenta l’eccellenza, in particolare quando prodotto durante la stagione estiva, noto anche come burro d’alpeggio, di cui abbiamo già parlato. 

Beuro de Brossa: intenso e aromatico 

Il Beuro de Brossa è prodotto negli alpeggi di alta montagna durante l’estate e, durante l’inverno, presso alcuni caseifici del fondovalle. La brossa maturata viene sbattuta con acqua calda in una zangola, trasformandosi in un burro di colore paglierino intenso. Il profumo e il sapore di questo burro sono arricchiti da note dolci e aromatiche che rimandano alle materie prime originali: fieno, erba e latte. 

Beuro Colò: il burro fuso tradizionale 

Ancora oggi, una parte del burro prodotto o acquistato viene trasformato in Beuro Colò, ovvero burro fuso. Questo particolare prodotto, ottimo come condimento, si ottiene portando lentamente il burro ad ebollizione, continuando poi a scaldare e a schiumare su fuoco basso. Il risultato è un liquido limpido di colore giallo intenso, quasi trasparente, che, secondo le nonne, è pronto quando ci si può “specchiare dentro”.  

I vantaggi nutrizionali e gustativi del Burro d’Alpeggio 

Perché preferire il burro d’alpeggio rispetto a quello industriale? Innanzitutto, l’alimentazione naturale ed equilibrata delle vacche al pascolo, nel massimo rispetto della stagione, conferisce al burro d’alpeggio un colore giallastro grazie ai beta-caroteni presenti nell’erba fresca, importanti antiossidanti e precursori della vitamina A. La composizione dei grassi, principalmente acidi grassi insaturi come omega 3 ed omega 6, conferisce al burro d’alpeggio proprietà salutari

Infine, la scelta del burro d’alpeggio è obbligata quando si parla di sapore e profumo, caratteristiche che solo un prodotto di montagna sa regalare. In ogni boccone di burro d’alpeggio, si può assaporare la tradizione, la passione e la genuinità delle terre alpine. 

La maggior parte dei Piatti Valdostani cucinati presso il Ristorante Lou Tchappè di Cogne prevede l’utilizzo di Burro d’Alpeggio per donare un sapore unico ad ogni boccone.  

Zuppa Valdostana

Zuppa alla Valdostana: il sapore della tradizione

La Zuppa alla Valdostana, conosciuta anche come soça, è uno dei piatti più caratteristici della cucina della Valle d’Aosta. Questa pietanza, nata dalla saggezza popolare e dalla necessità di evitare lo spreco di pane raffermo, si è trasformata in un simbolo culinario della regione, apprezzato per il suo sapore ricco e avvolgente. 

Origini e storia della Zuppa Valdostana 

Questa zuppa ha origini umili, risalenti a un tempo in cui la cucina era soprattutto creatività e capacità di adattamento. La Valle d’Aosta, con le sue terre montuose e i rigidi inverni, ha sempre richiesto piatti sostanziosi e nutrienti.  

La zuppa alla Valdostana, con la sua combinazione di ingredienti semplici ma genuini, rappresenta perfettamente la tradizione culinaria della regione

Zuppa Valdostana con Verza e Fontina: gli ingredienti 

La ricetta di base prevede l’utilizzo di cavolo verza, pane casereccio, fontina DOP, aglio, olio, brodo di carne e, a volte, carne. La preparazione è un vero e proprio rituale che inizia con il soffritto di aglio e olio, seguito dalla cottura della verza in padella. 

Strati di pane casereccio e fontina vengono alternati, mentre il brodo di carne viene aggiunto per ammorbidire il pane e insaporirlo ulteriormente. La zuppa viene infine gratinata in forno fino a quando la superficie non diventa croccante e dorata. 

Varianti e personalizzazioni 

Come molte ricette tradizionali, la Zuppa alla Valdostana offre spazio per la creatività e l’adattamento personale. Le famiglie locali, nel corso degli anni, hanno sviluppato varianti della ricetta originale. La fontina può essere sostituita con altri formaggi a pasta filata, come la toma, e il brodo di carne può essere sostituito con una versione vegetale per una variante vegetariana. Per un tocco di sapore aggiuntivo, alcuni aggiungono dadini di pancetta rosolati o aromi come la noce moscata. 

La nostra Zuppa Valdostana 

La versione tradizionale di questa deliziosa zuppa, che si può degustare presso il Ristorante Lou Tchappè di Cogne, nota anche come “soça” è di Cogne. Presenta un mix di cavolo verza, porri, patate, carne messata (carne lasciata sotto sale e spezie di montagna per qualche giorno), il tutto viene prima lessato e successivamente gratinato in forno con burro e fontina DOP.  

Questa combinazione di ingredienti conferisce alla zuppa un sapore unico e avvolgente, rappresentando un’autentica celebrazione dei prodotti locali e delle tradizioni culinarie della Valle d’Aosta. 

E per gustarla al meglio, il nostro consiglio è di abbinarla a uno dei Vini Rossi Valdostani.  

Insomma, la Zuppa alla Valdostana è molto più di un semplice piatto; è un viaggio nei sapori autentici e nelle tradizioni culinarie di una regione montuosa ricca di storia e cultura. Preparare e gustare questa zuppa significa immergersi in un mondo dove la semplicità degli ingredienti si fonde con la maestria della tradizione, regalando un’esperienza gastronomica indimenticabile.  

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Fontina Valdostana

Fontina Valdostana: origine, caratteristiche e abbinamenti

La Fontina DOP e la Valle d’Aosta sono un binomio indissolubile, un connubio che dà vita a uno dei formaggi più pregiati e amati in Italia e nel mondo. La Fontina DOP è un formaggio a Denominazione d’Origine Protetta, caratterizzato dal profumo avvolgente del latte, dal sapore dolce e dalla pasta morbida, elastica e fondente in bocca. Ma cosa rende davvero unica questa prelibatezza valdostana? 

Origini e storia della Fontina Valdostana 

Il nome “Fontina” ha radici antiche, forse legate all’alpeggio di origine chiamato “Fontin” o al villaggio di Fontinaz. Altri sostengono che l’etimologia derivi dalla facilità con cui la pasta del formaggio si scioglie al calore. La Fontina è menzionata già nel Quindicesimo secolo, ma la sua denominazione di origine arriva solo nel 1955

Fin dalle sue origini, la produzione della Fontina DOP è strettamente legata al territorio della Valle d’Aosta. Il formaggio nasce da latte intero, crudo, proveniente da razze bovine selezionate come la Valdostana Pezzata Rossa, la Valdostana Pezzata Nera e la Castana. Gli animali si nutrono di erba d’alpeggio in estate e fieno d’inverno. Questa attenzione alla qualità del latte e alle tradizioni casearie conferisce alla Fontina DOP un carattere unico. 

Caratteristiche della Fontina DOP 

La Fontina DOP si presenta con una crosta sottile e compatta, color arancio-marrone, e una forma cilindrica appiattita di circa 9 kg. La pasta, di colore avorio o giallo paglierino, varia in intensità a seconda della stagionatura. La sua occhiatura caratteristica è sparsa e rada. Al palato, la Fontina DOP si distingue per la sua morbidezza, il sapore piacevole e un aroma che va dal delicato e burroso nelle forme giovani a toni fruttati e sfumature di noci nelle forme più stagionate. 

Fontina Valdostana: è davvero senza lattosio? 

La Fontina DOP si distingue non solo per il suo profilo gustativo unico ma anche per la sua natura particolarmente amica della digestione. Uno degli elementi che la rende adatta a un’ampia gamma di consumatori è la quasi assenza di lattosio

Nella fase di produzione, il lattosio, zucchero del latte, è pressoché assente, poiché la gran parte di esso rimane nel siero. La parte residua di lattosio subisce un processo di fermentazione grazie all’azione dei batteri lattici impiegati nella delicata tecnologia di caseificazione del latte crudo.  

Questo lo rende una scelta ideale per coloro che sono sensibili al lattosio. Inoltre, durante la stagionatura, le caseine, proteine del latte di elevato valore biologico, vengono scomposte in molecole più facilmente assimilabili dall’organismo umano, contribuendo ulteriormente alla digeribilità di questo formaggio pregiato

Valori nutrizionali della Fontina DOP 

La Fontina DOP non è solo una delizia per il palato ma offre anche un profilo nutrizionale interessante. Con un elevato valore energetico, è un formaggio gustoso e digeribile, anche ricco di calcio, sodio in quantità moderate e vitamine come la A e la B2

Inoltre, la presenza di grassi saturi a catena corta/media lo rende un formaggio con un basso contenuto di colesterolo, con valori più vicini ai minimi rispetto ai massimi comuni ad altri formaggi. L’apporto di omega-3 e omega-6 contribuisce al suo valore nutrizionale complessivo. 

Abbinamenti e ricette con la Fontina Valdostana 

La versatilità della Fontina DOP si riflette nelle sue molteplici applicazioni culinarie. Questo formaggio può essere gustato direttamente a tavola o utilizzato in ricette gourmet. La fonduta valdostana è un piatto iconico che esalta appieno il sapore della Fontina DOP. Questa preparazione semplice e deliziosa combina formaggio, latte, burro e uova fresche, racchiudendo l’autentico spirito della tradizione montana della Valle d’Aosta. 

Oltre alla fonduta, la Fontina Valdostana si sposa bene con diversi piatti della tradizione valdostana come antipasti, primi e secondi, e viene usata per le Crespelle alla Valdostana e per la Polenta Concia. Si abbina perfettamente a pasta, carni e verdure. Può essere utilizzata per preparare panini e toast grazie alla sua capacità di fondere in modo uniforme. 

Insomma, la Fontina Valdostana DOP è molto più di un formaggio: è una testimonianza delle tradizioni artigianali e dell’amore per il territorio della Valle d’Aosta. La sua versatilità in cucina, insieme alle sue caratteristiche organolettiche e nutrizionali, la rendono una scelta apprezzata sia dagli intenditori che dai cuochi creativi. Celebrare la Fontina DOP significa onorare una lunga storia di eccellenza casearia, radicata nelle montagne ma apprezzata in tutto il mondo.  

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Affinamento Vino

Alla scoperta dell’Affinamento del Vino in miniera

L’affinamento del vino è un processo cruciale che dona al nettare degli dei la sua complessità, il suo carattere distintivo e la sua raffinatezza. Una pratica antica che ha attraversato i secoli, l’affinamento del vino oggi assume una nuova dimensione affascinante, in particolare quando si parla dell’affinamento nella Miniera di Costa del Pino di Cogne, un luogo intriso di storia e caratteristiche uniche. 

Affinamento del Vino: cosa significa? 

Una volta che il mosto completa la fermentazione alcolica, trasformandosi ufficialmente in vino, siamo di fronte a un prodotto ancora in fase di crescita e maturazione.  

Il periodo cruciale tra la conclusione della fermentazione e l’imbottigliamento è ciò che gli esperti definiscono “maturazione del vino”. Tuttavia, l’avventura del vino non si ferma con l’imbottigliamento. Entra in scena l’affinamento del vino, un processo essenziale che si svolge anche dopo che il vino è sigillato nella bottiglia.  

Il periodo di affinamento può variare notevolmente da un vino all’altro, con un minimo di tre mesi dopo l’imbottigliamento. Durante questo intervallo, il vino subisce un processo di trasformazione ulteriore, dove le caratteristiche organolettiche raggiungono la loro piena maturità e complessità. L’equilibrio tra aroma, sapore e struttura si affina, creando un prodotto che riflette appieno il suo potenziale. 

Da notare che le modalità di conservazione del vino giocano un ruolo fondamentale in questo processo. La temperatura, l’umidità, la luce e gli odori ambientali influiscono direttamente sulla qualità del vino durante il periodo di affinamento.  

Affinamento del Vino nella Miniera di Cogne 

Nel caso dell’affinamento in miniera, le condizioni ambientali giocano un ruolo chiave nell’evoluzione del vino. La Miniera di Costa del Pino di Cogne offre un ambiente unico per questo processo, con una altitudine di 2000 metri, temperature costantemente intorno ai 5°C e un’umidità relativa del 85% durante tutto l’anno. L’oscurità della miniera aggiunge un elemento distintivo, creando un’atmosfera ideale per il perfezionamento dei vini. 

I vini affinati nella Miniera di Cogne 

Tra i vini valdostani che traggono beneficio da questo particolare affinamento, spiccano due eccellenze della Valle d’Aosta: il Fumin e il Chambave Muscat

Il Fumin è un antico vitigno autoctono caratterizzato da una buccia dalla forte colorazione blu in maturazione. La sua maturazione tardiva, seguita da una vinificazione tradizionale e un successivo passaggio in legni diversi, conferisce al Fumin un carattere distintivo. Il risultato è un vino fine, elegante e complesso che esprime perfettamente il terroir unico della Valle d’Aosta. 

Il Chambave Muscat, proveniente dai vigneti di Chambave, è ottenuto dal Moscato bianco. Le uve di questo vitigno, coltivate in questa regione, esaltano le espressioni aromatiche, dando vita a un vino con un profondo carattere territoriale, ricco e di grande personalità. 

L’affinamento del vino nella Miniera di Costa del Pino di Cogne si rivela dunque come un’esperienza unica, in cui la combinazione di antiche tradizioni vinicole, condizioni ambientali straordinarie e varietà di uve autoctone crea un prodotto finale che è molto più di un semplice vino; è un’autentica espressione del territorio e della sua storia.  

Un viaggio sensoriale attraverso il gusto e l’aroma che porta il consumatore a scoprire la magia di un affinamento che avviene nelle profondità della terra, in un luogo speciale che conferisce un tocco unico a ogni goccia di vino. 

Miniere di Cogne

Miniere di Cogne: cosa sono, come arrivare e dove mangiare

Con oltre 100 km di gallerie, le miniere di magnetite di Cogne, tra le più alte d’Europa, offrono un’esperienza straordinaria. I visitatori possono intraprendere un viaggio di 1.5 km nella montagna a bordo del trenino utilizzato dai minatori, esplorando così il cuore della miniera. Il progetto ambizioso di aprire al pubblico questo luogo autentico permette di seguire le tracce delle generazioni di minatori e godere di un panorama mozzafiato dal Monte Bianco al Gran Paradiso. 

L’autenticità di questo luogo è sicuramente uno dei suoi punti di forza. L’atmosfera magica è accentuata dagli edifici antichi, il panorama spettacolare, gli utensili storici, le sale intatte come le hanno lasciate i minatori, e lo sferragliare del treno che accompagna i visitatori lungo la galleria di carreggio. 

Una curiosità? Alcuni tra i vini valdostani più pregiati vengono affinati proprio nelle Miniere di Cogne.  

Storia delle Miniere di Cogne 

L’estrazione dei giacimenti di magnetite a Cogne ha radici antiche, che risalgono al 1432, quando fu menzionato un atto di vendita riguardante il minerale di Liconi e la proprietà vescovile delle miniere e officine di Cogne. 

Nel 1679, a seguito di conflitti tra il vescovo e la comunità locale, le miniere furono vendute al Comune di Cogne. Nel 1800, il Dottor Emmanuel César Grappein introdusse una gestione comunitaria, mentre nel 1910 venne costruito il villaggio minatori di Colonna, diventando la miniera più alta d’Europa.  

Nel 1940, i 1.000 minatori che ci lavoravano estrassero 350.000 tonnellate di minerale e nel 1979 le miniere chiusero definitivamente

Nel 2017, i visitatori iniziano a visitare le gallerie di Costa del Pino, preservando così la storia delle miniere di Cogne. 

Informazioni sulla visita alle Miniere di Cogne 

La temperatura in miniera è di 7 gradi. I visitatori dovranno munirsi di scarpe da ginnastica o da trekking, giacca e pantaloni lunghi. Il caschetto con la pila frontale è fornito dalle guide, assicurando una visita sicura e completa. 

Esplorare le Miniere di Cogne significa non solo immergersi nella storia della regione ma anche vivere un’avventura unica nel cuore della montagna, tra le testimonianze di un’industria che ha segnato profondamente il territorio. 

Miniere di Cogne: come arrivare? 

A piedi 

  • 1h 30: passeggiata panoramica adatta a tutti. Prendere la navetta gratuita per Gimillan da Cogne, scendere a Montroz, e imboccare la pista sulla destra attraverso il ponte sul torrente. 
  • 1h 45: lasciare l’auto presso il Villaggio Minatori, nel parcheggio retrostante il nuovo Museo Minerario, e seguire a piedi le indicazioni per la Miniera. 
  • 2h30: Da Cogne, seguire le indicazioni per Gimillan e, alla Chiesetta di Montroz, imboccare la pista sulla destra attraverso il ponte sul torrente. 

In bici 

  • 1h: Con la bici da Cogne, seguire le indicazioni per Gimillan e, alla Chiesetta di Montroz, imboccare la pista sulla destra attraverso il ponte sul torrente.  

Se dopo la visita avete ancora tempo, in questo articolo abbiamo raccolto dei consigli su cosa vedere a Cogne. Inoltre, non potete lasciare la vallata senza avere provato i piatti della tradizione valdostana presso il Ristorante Lou Tchappè!

Immagine: Patafisik, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons

Mecoulin

Mecoulin: il dolce natalizio tradizionale di Cogne 

Nel cuore della suggestiva Valle di Cogne, tra vette maestose e paesaggi incantevoli, si cela un tesoro gastronomico che ha saputo preservare nel tempo il legame indissolubile con la sua terra di origine: il Mecoulin.  

Questo dolce tipico, a differenza di molti altri prodotti locali, ha mantenuto salda la sua identità, riuscendo a diffondersi quasi solo nei confini del comune di Cogne, diventando un simbolo della tradizione culinaria locale. 

Gli ingredienti del Mecoulin: un legame con la terra e la storia 

Il Mecoulin è un pane dolce a lievitazione naturale, un tripudio di semplicità e genuinità che si riflette nella sua composizione. La ricetta prevede l’utilizzo di ingredienti che hanno radici profonde nella tradizione agricola della regione

Farina, uova, uvetta e burro, tutti provenienti da coltivazioni locali, si mescolano armoniosamente per dare vita a questo dolce avvolgente. Il tocco speciale è dato dal latte, prelevato dagli alpeggi circostanti, conferendo al Mecoulin un sapore unico e legato alla terra di Cogne. 

Mecoulin di Cogne: la Storia che profuma di antichità 

La storia del Mecoulin risale a tempi lontani, quando ogni famiglia di Cogne lo produceva ritualmente una volta all’anno nei forni comuni disseminati nei villaggi. Questa tradizione, ancor oggi viva e pulsante tra gli abitanti di Cogne, si rinnova con la produzione casalinga di Mecoulin nei rimanenti forni comuni con l’arrivo delle prime nevi.  

Ogni famiglia custodisce con gelosia la propria ricetta tramandata di generazione in generazione. La panetteria Maison du Goût, ad esempio, si fregia della ricetta della “Nonna Maria”, mantenendo viva la tradizione e offrendo un assaggio autentico del passato. 

La magia del Mecoulin tutto l’anno 

Un tempo, il Mecoulin era riservato alle celebrazioni natalizie, ma oggi è possibile gustarlo in ogni periodo dell’anno. Un luogo incantato dove questa prelibatezza è disponibile è il Ristorante Lou Tchappè di Cogne, che vanta l’esclusiva della panetteria più antica e rinomata della zona: La Maison du Gout. La magia del Mecoulin si sprigiona in ogni boccone, e il suo aroma avvolgente si fonde con la storia di Cogne. Tuttavia, la ricetta originale rimane un segreto ben custodito, condiviso solo tra le mura di questa antica panetteria. 

L’Arte dell’abbinamento: vino e zabaione 

Il Mecoulin, con la sua dolcezza avvolgente e la consistenza soffice, si presta magnificamente a molteplici abbinamenti. I palati raffinati possono accostare questo dolce tradizionale a un vino dolce, magari proveniente dalle vigne circostanti. Per un’esperienza ancora più sublime, la crema fresca di zabaione si rivela una compagna perfetta, enfatizzando la delicatezza del Mecoulin. 

Insomma, il Mecoulin si erge come un ambasciatore del gusto e della tradizione di Cogne, un dolce che ha attraversato le epoche senza perdere la sua autenticità. Che sia Natale o una giornata qualsiasi, il Mecoulin è pronto a conquistare i cuori di coloro che desiderano assaporare la magia di Cogne in ogni morso. 

Lumache alla Bourguignonne

Lumache alla Bourguignonne: ingredienti e abbinamenti

Le lumache alla Bourguignonne rappresentano un piatto iconico della cucina francese, rinomato per la sua ricchezza di sapori e la raffinatezza della preparazione. Questa prelibatezza culinaria, originaria della regione della Borgogna, incarna l’eleganza e la tradizione della gastronomia francese, che nel tempo è stata tramandata anche alla cucina valdostana.  

Gli ingredienti  

Lumache di Borgogna 

Le lumache, conosciute anche come escargot, sono una delizia culinaria diffusa in molte culture del mondo. Tuttavia, le lumache alla Bourguignonne hanno una storia speciale nella cucina francese. La varietà più comunemente utilizzata è la Helix pomatia, o lumaca di Borgogna, nota per la sua carne tenera e saporita. 

Raccolte in modo sostenibile, sono chiaramente l’elemento fondamentale delle lumache alla Bourguignonne. La loro carne, ricca di sapore, si sposa armoniosamente con la marinatura e gli aromi distintivi della preparazione. 

Burro d’Alpeggio 

Il burro gioca un ruolo cruciale nella preparazione delle lumache alla Bourguignonne. In genere, viene utilizzato un burro d’alpeggio, preferibilmente non salato, per consentire agli altri ingredienti di esprimere appieno i loro sapori. Il burro, fuso con aglio e prezzemolo, avvolge le lumache in un abbraccio di cremosità e aroma

Aglio e Prezzemolo 

L’aglio, con il suo profumo robusto, e il prezzemolo fresco, con la sua nota erbacea, sono gli alleati perfetti per esaltare i sapori delle lumache. Questi aromi, uniti al burro, creano una marinatura che accompagna delicatamente le lumache, regalando loro un gusto avvolgente e ricco. 

Vino Rosso della Borgogna 

Il vino rosso della Borgogna, da poter sostituire con uno dei vini valdostani, è un componente essenziale della ricetta. La sua complessità e profondità di sapore si trasferiscono alle lumache durante la cottura, conferendo loro un carattere unico. La scelta di un buon vino è cruciale per garantire una perfetta armonia tra gli ingredienti. 

La tradizione delle Lumache alla Bourguignonne 

La tradizione delle lumache alla Bourguignonne affonda le radici nelle cucine dei monasteri della Borgogna nel Medioevo. Inizialmente, le lumache erano considerate un cibo modesto e abbondante, adatto ai giorni di digiuno. Col tempo, la ricetta si è evoluta, diventando un piatto raffinato apprezzato in tutto il mondo. 

La preparazione delle lumache alla Bourguignonne è un processo laborioso e artigianale che richiede pazienza e attenzione ai dettagli. La scelta degli ingredienti di alta qualità e la maestria nella preparazione sono elementi chiave per garantire un risultato finale eccellente

Abbinamenti

Pane Croccante 

Accompagnare le lumache alla Bourguignonne con fette di pane croccante è una scelta classica. Il pane assorbe la ricca salsa al burro e aiuta a catturare ogni goccia di sapore, creando un connubio perfetto tra consistenza e gusto. 

Lumache alla Bourguignonne: abbinamento del vino 

Niente si sposa meglio con le lumache alla Bourguignonne di un buon bicchiere di vino rosso valdostano. La complessità del vino si integra armoniosamente con la marinatura delle lumache, creando un’esperienza culinaria straordinaria. 

Insalata di campo 

Un’insalata fresca e croccante può essere il complemento ideale per bilanciare la ricchezza delle lumache. Le foglie di lattuga fresca, magari condite con una vinaigrette leggera, aggiungono un tocco di freschezza al pasto. 

Insomma, le lumache alla Bourguignonne sono un viaggio sensoriale nel cuore della cucina francese, ma ormai approdate anche fra i piatti valdostani.  Sperimentare con ingredienti di alta qualità e abbinamenti saggi permetterà di apprezzare appieno la complessità e l’eleganza di questa delizia culinaria, trasportando chiunque in un’autentica esperienza gastronomica. 

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Immagine di fabrikasimf su Freepik

Vini Valdostani

Alla scoperta dei Vini Valdostani

La Valle d’Aosta, incastonata tra le maestose Alpi, non è solo una destinazione per gli amanti della montagna e degli sport invernali, ma è anche un luogo ricco di tradizioni culinarie e, in particolare, di vini unici.  

In questa breve guida, esploreremo la vasta gamma di vini valdostani, divisi tra rossi e bianchi, che riflettono la ricchezza del terroir e la maestria degli enologi locali

Vini Rossi della Valle d’Aosta 

Torrette  

Il Torrette è il vino rosso per eccellenza della Valle d’Aosta. Ottenuto da una sapiente miscela di diverse varietà di uve a bacca rossa, prevalentemente Petit Rouge, questo vino incarna l’anima di questa regione montuosa.  

La sua complessità aromatica e la struttura robusta lo rendono ideale per accompagnare piatti tradizionali valdostani come la fonduta e la polenta concia. 

Pinot Noir  

Il Pinot Noir, celebre vitigno francese, trova nella Valle d’Aosta un ambiente ideale per esprimere al meglio le sue caratteristiche. I vigneti valdostani conferiscono al Pinot Noir una nota unica, amalgamando il terroir montano con l’eleganza tipica di questo vitigno. Il risultato è un vino rosso con un bouquet aromatico complesso, adatto a accompagnare piatti a base di carne e formaggi stagionati. 

Fumin  

Il Fumin è un vino rosso che fa parte da sempre della tradizione enogastronomica della Valle d’Aosta. Caratterizzato da un colore intenso e da una struttura corposa, il Fumin si abbina perfettamente a piatti di carne, soprattutto quelli tipici della cucina valdostana, come la carbonada. 

Cornalin  

Il Cornalin è una varietà di uva rossa anticamente coltivata in Valle d’Aosta e recentemente riscoperta. Questo vino rosso si distingue per il suo carattere deciso, i profumi speziati, il sapore leggermente acido e il colore mediamente intenso. Perfetto da abbinare a salumi e formaggi locali, il Cornalin rappresenta un’autentica espressione del territorio. 

Mayolet  

Il Mayolet è un vino rosso leggero e fragrante, tipico del vigneto di centro Valle. Con il suo colore rosso rubino e i profumi floreali, è l’ideale per accompagnare carni bianche, aperitivi e antipasti di formaggi. La sua freschezza lo rende perfetto anche per le calde giornate estive. 

Nus Rouge  

Il Nus Rouge è un vino rosso che può vantare di essere forse il primo autoctono valdostano. Con le sue radici antiche questo vino rappresenta la storia enologica della regione, tanto che la leggenda lo colloca ai tempi di Ponzio Pilato. 

Caratterizzato da un sapore secco, note tanniche e colore intenso, il Nus Rouge è perfetto per chi desidera un abbinamento con alcuni salumi tipici della regione, come la Motsetta, ma anche con la Fontina e le carni rosse.  

Vuillermin  

Il Vuillermin è un vino rosso che proviene dall’ultimo vigneto identificato e recuperato in Valle d’Aosta, salvandolo dunque dall’estinzione. Con il suo colore rosso rubino, ricco di corpo e struttura, il Vuillermin è una scoperta da non perdere per gli amanti del buon vino. 

Gamay  

Il Gamay, un vitigno francese che risale al diciassettesimo secolo, trova nelle vigne valdostane un terreno ideale per esprimere tutta la sua vivacità. I vini Gamay della Valle d’Aosta sono caratterizzati da un colore rosso intenso-violaceo, una freschezza sorprendente, con note fruttate e un gusto leggero. Perfetto da abbinare a piatti di pesce e formaggi freschi. 

Vini Bianchi della Valle d’Aosta 

Blanc de Morgex e La Salle  

Il Blanc de Morgex e La Salle è un vino bianco eroico, coltivato nelle difficili condizioni delle vigne di alta montagna. Con il suo carattere fresco e minerale, questo vino, che si trova nella versione ferma o frizzante, si sposa perfettamente con piatti a base di pesce di montagna, come la Trota di Lillaz, e formaggi freschi. 

Petite Arvine   

La Petite Arvine, con la sua predisposizione alla coltivazione in alta quota viene anche soprannominato “vite dei ghiacciai“ ed è considerata la perla enologica della Valle d’Aosta.  

Questo vino bianco aromatico si distingue per la sua acidità vivace e i profumi floreali. Ideale per accompagnare piatti di pesce, risotti e formaggi di media stagionatura, la Petite Arvine è un’eccellenza da scoprire. 

Chardonnay 

Il Chardonnay, vitigno francese diventato famoso in tutto il mondo, trova spazio anche nelle vigne valdostane. In Valle d’Aosta, il Chardonnay sviluppa un profilo unico, arricchito dalle influenze del terroir alpino.  

Con la sua complessità aromatica, il Chardonnay valdostano è perfetto per accompagnare piatti di pesce e formaggi a pasta molle. 

Muscat de Chambave o Petit Grain  

Il Muscat de Chambave, o Petit Grain, è un vino bianco secco tipico della Bassa Valle d’Aosta. Con il suo colore paglierino, questo vino è perfetto per essere bevuto fuori pasto, come aperitivo o da abbinare a dolci e formaggi freschi. 

Pinot Gris  

Il Pinot Gris, una mutazione del celebre Pinot Noir, trova nella Valle d’Aosta un ambiente ideale per esprimere la sua eleganza e complessità.  

Caratterizzato da un corpo fresco e leggero e una piacevole acidità, il Pinot Gris valdostano si presta bene ad essere abbinato a piatti di pesce, formaggi a pasta molle e salumi delicati. 

Nus Malvoisie  

Il Nus Malvoisie è un bianco secco dal gusto gradevole, ideale per chi cerca un vino fresco e leggero. Questo vino è molto versatile, perfetto per accompagnare piatti a base di pesce, crostacei e formaggi freschi. 

Vini affinati nella Miniera di Cogne 

La Miniera di Cogne è un luogo unico dove alcune cantine hanno scelto di affinare i loro vini. Le condizioni costanti di temperatura e umidità offrono un ambiente ideale per il processo di invecchiamento dei vini. I vini affinati nella Miniera di Cogne sono spesso caratterizzati da una complessità aromatica e una struttura unica, risultato della lenta maturazione in questo ambiente suggestivo. 

Insomma, i vini valdostani offrono un viaggio unico attraverso sapori autentici e tradizioni enologiche millenarie. Dai rossi strutturati ai bianchi aromatici, la Valle d’Aosta si conferma come una destinazione imperdibile per gli amanti del buon vino e delle esperienze enogastronomiche autentiche

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